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Basta rimorsi, la pizzica è anche contaminazione
di Anna Nacci, sociologa e musicista

I neologismi spesso urtano la suscettibilità di coloro che, credendo di dover e poter rimanere fedeli alle culture tradizionali (anche se estinte), assumono il ruolo di tenaci paladini contro ogni forma di rivisitazione e "contaminazione". Ma tale disappunto verso un neologismo è semplicemente discutibile in quanto:

1) la purezza non esiste e, fortunatamente, viviamo in un continuo divenire che in quanto tale, vive fisiologiche contaminazioni in ogni frazione di secondo del tempo che gli/ci appartiene;

2) che lo scambio di conoscenze è sempre stato sinonimo di crescita e pregresso, di innovazione e creazione;

3) che la resistenza verso culture diverse, fosse pur solo nell'ambito musicale, è comunque un pericoloso "integralismo" con tutte le conseguenze che da esso possono derivare. (Ma riusciamo ad immaginare cosa significherebbe, rimanendo nell'ambito prettamente salentino e musicale, se tutti eseguissero la pizzica alla Stifani maniera? O se fossero legittimati dei giudici anche nel mondo della musica abilitati a ritenere lecite o condannabili le esecuzioni musicali? Sentirsi quindi autorizzati a sentenziare l'intrusione di "stranieri" in stilemi musicali intoccabili altrimenti "decontestualizzati", "snaturati", "de/identificati" e quant'altro?

E vorrei qui riprendere alcune inique critiche all'operato di musicisti, tra i quali Piero Milesi, che ancora una volta, grazie agli straordinari musicisti salentini, ci ha regalato una notte di alte emozioni e ricchezze. Ma torniamo al nocciolo: Neotarantismo, una ricerca condotta nell'estate 2000 evidenzia dati di rilevante interesse (cfr. "Tarantismo e Neotarantismo", BESA editrice, 2001), a tal punto da individuare la nascita e la crescita esponenziale di un movimento senza frontiere. Quindi "Neotarantimso" per identificare un movimento che esprime il bisogno di musica "altra", per nuovi rapporti comunicativi e relazionali, una domanda di danza catartica fruibile oltre i suoi connotati storici legati alla sofferenza e alla vergogna. Il bisogno, rilevabile in ogni epoca, di liberazione dagli affanni quotidiani e dalle oppressioni espresso ancora attraverso e grazie alla musica e alla danza.

Contro la globalizzazione, il livellamento culturale ed il tentativo di cancellare le diversità attuato da mass-media, notiamo sorgere una forte risposta dal basso; ed ecco folte masse di giovani e meno giovani, che affollano piazze, centri sociali, pub, teatri e qualsivoglia altra struttura che proponga concerti di musica world, etnica o popolare, tra cui la pizzica che innesca irrefrenabili momenti di danze collettive.

Georges Lapassade aveva già 20 anni fa condotto ricerche ed esperimenti, ma solo oggi si discute di pizziche e discoteche, talvolta rivelando una sorta di gelosia nei confronti di un fenomeno, il tarantismo, che fino agli anni '80 era vissuto con profondo senso di vergogna. Oggi diviene invece vessillo identitario da difendere da pericolose "contaminazioni decontestualizzanti". Chi scrive vi garantisce però che, nel diffondere la musica e la cultura salentina attraverso i microfoni di una radio comunitaria romana, riceve risposte dal pubblico cariche di amore, affetto e rispetto per la nostra cultura; emozioni e valutazione che mai offenderanno l'intelligenza e la professionalità dei musicisti salentini che hanno il buon cuore di crescere e la voglia di conoscere cosa altro ci possa essere oltre la pizzica eseguita in modo tradizionale (tenendo sempre da conto che nessuno riuscirà mai ad eseguire una pizzica suonando e cantando come si faceva nel '600, '700, ma neanche come 50 anni fa).

"Nuove" forme di catarsi e liberazione quindi, rifacentesi a quelle che erano musiche e danze millenarie, per ripercorrere la nostra storia senza ripassare da ulteriori sofferenze quali il morso, il veleno, i silenzi, i ciclici "ri/morsi". Nella vita quotidiana di oggi c'è già chi dispensa oppressioni, sofferenze, angosce e depressioni con oculata perizia ed in smisurata entità. Fortunatamente oggi ci sono sempre più concerti di musica "attarantata" e sempre più vengono richiesti su tutto il territorio nazionale ed estero; i giovani (e non solo) sapranno sempre più "omeopaticamente" rimediare ai mali inferti dal sistema "globalizzato" e gravemente ammalato di "patologie statunitensi plurime".

 

Dal QUOTIDIANO DI BRINDISI del 21 agosto 2001

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