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Opa Cupa

IL FELICE MIX DI SAPORI DI BANDE ED ETNIE

Opa Cupa - Live in Contrada Tangano

Qualora ci fosse bisogno di esortazione alle danze ascoltando la loro musica, "opa cupa" sarà il grido gioioso; ed OPA CUPA è il nome che denota la singolare band balcano-salentina di giovane formazione, ma già apprezzata nelle loro performance di svariati tour. Una "paranza" formata da circa dieci elementi (più o meno) la cui sede è il magico Salento (quante sorprese e produzioni artistiche ci riserverà ancora questa terra?).

La meraviglia della diversità di linguaggi, usanze, costumi e culture, troverà sempre nella musica l'elemento chiave per una comunione d'intenti: creare, comunicare, stare insieme, aggregare per crescere.

Cesare Dell'Anna, salentino doc, apporta il suo passato di bambino e di adolescente quale membro della banda di Surbo, dove suonava col padre le opere che allietavano gioiosi paesini del sud nelle feste patronali; quelle opere che allietavano la gente che ascoltava la radio e che ancora oggi vengono sillabate dalle labbra di anziani seduti sotto archi di luminerie colorate, a ridosso di bande in divisa con ottoni semilucidi.

Con Cesare l'alchimia musicale prende corpo grazie agli straordinari apporti dei suoi conterranei salentini, e ai contributi fondamentali di Admir Shkurtaj, virtuoso fisarmonicista albanese, ed Adnan Hozic, voce e chitarra bosniaca. Sicuramente Bregovic è stato colui che ha allenato l'udito più di ogni altro alla musica gitana la quale oggi riesce, finalmente, a connotare diversamente la cultura zingara dai consueti pregiudizi dilaganti nell'ovest. Il lavoro degli Opa Cupa, "Live in Contrada Tangano" è una "macedonia" di emozioni forti, decise, ben connotate.

La festa è sicuramente presente così come lo sono scene di danze irrefrenabili e di gruppo, ricordi di momenti gioiosi in sperdute campagne di tutti i sud del mondo. Ed in ogni vissuto sembra non esserci necessità di festa se non si è colto l'amaro frutto della sofferenza.

Quindi immancabile sarà quel leggero senso di malinconia proprio della musica gitana, a volte triste, narrante, spesso ridanciana, sarcastica, pregna di ritmi composti, dispari, addizionati da improvvisazioni jazz generosamente offerte dal gruppo.

Nel bel disco si alternano tracce di musica tradizionale rielaborata a brani originali composti a più mani. L'unico regista dei sogni, il grande Federico, pensiamo non avrebbe omesso di corredare un altro suo capolavoro con la musica dei nostri amici, riproponendo le sue amate bande in una lettura contemporanea contaminata da etnie, apparentemente tanto lontane, ma sempre più vicine.

 

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Con "Live in Contrada Tangano", Nero ha dipinto, Daniela ha letto e scritto...

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